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Omeopatia: semplice medicina di base o medicina specialistica?
Originalità della medicina omeopatica

Omeopatia: semplice medicina di base o medicina specialistica?

PREMESSA
L'articolo proposto nasce dall'errata convinzione di molti pazienti e, ahimè, di ancora tanti medici che si definiscono omeopati, di trattare ogni singolo disturbo o malattia in modo separato da tutto il resto, e soprattutto dalla storia biopatografica di ognuno di noi, esattamente come avviene nella medicina di base convenzionale, che solo apparentemente ha un approccio più generale rispetto alle singole branche specialistiche in cui è suddivisa la medicina "moderna".

L'articolo si conclude, quindi, ribadendo i punti essenziali della medicina omeopatica, aspetti questi che, nella pratica, devono differenziarla da quella tradizionale o allopatica, al fine di poter risultare fino in fondo efficace, e al contempo sicura.
In definitiva, quindi, rifiutare o, peggio ancora, abbandonare l'Omeopatia - perché ha un costo, perché è una terapia lunga - a favore di un approccio allopatico, perseguibile tanto con farmaci e fitoterapici, quanto con un'omeopatia mal applicata, significa abbandonarsi - accelerandolo - a quel dinamismo morboso, insito fin dalla nascita nella costituzione fisica di ciascun organismo, dinamismo morboso che, invece, è il vero e unico aspetto da curare - sapientemente - una volta compreso e riconosciuto, per riuscire a ricondurre sempre la persona alla migliore e più stabile guarigione possibile.

OMEOPATIA: SEMPLICE MEDICINA DI BASE O MEDICINA SPECIALISTICA?
Questa domanda origina dal fatto che molti pazienti considerano l'Omeopatia una maniera alternativa alla medicina tradizionale rispetto alle sostanze di cura utilizzate, ma analoga nella modalità di somministrazione, che pertanto li spinge a credere di poter sostituire i comuni farmaci di sintesi - sovente gravati, nell'utilizzo prolungato, da più o meno importanti effetti secondari - con sostanze più naturali, e quindi potenzialmente anche meno tossiche. Da qui origina una seconda, errata, convinzione, quella cioè di poter trattare con i rimedi omeopatici disturbi e malattie non ancora particolarmente gravi - e tali da non richiedere, quindi, un approccio specialistico, decisamente più complesso - utilizzandoli così al posto dei comuni antibiotici, antidolorifici, antinfiammatori, ecc, ovvero in alternativa a quello che è il comune bagaglio terapeutico della medicina generale, che ancora tratta sintomi e malattie come slegate tra loro, spesso quindi con effetti secondari non tanto direttamente derivati dalle medicine utilizzate, quanto proprio dalla maniera - allopatica - di opporsi ad essi.

Ma l'Omeopatia, nella sua reale applicazione, è ben altro da tutto questo, e anzi il suo utilizzo per la cura di singoli disturbi o malattie ne riduce di molto le sue potenzialità, e finisce per trasformarla ancora in una forma di terapia allopatica che, ugualmente a quella tradizionale, proprio per la modalità - errata - di somministrazione, nel tempo è gravata da effetti collaterali del tutto analoghi a quelli dei comuni farmaci di sintesi. Fatta questa doverosa premessa, allora, che poi vuole essere sempre un richiamo ad evitare il più possibile il "fai da te" in medicina, e in particolare in omeopatia, definiamo meglio cos'è l'omeopatia, e come si colloca nell'ambito dei diversi interventi terapeutici possibili.

Tutta l'originalità della medicina omeopatica è contenuta nel fatto di poter utilizzare sostanze naturali, ma farmacologicamente attive, come sistema di cura e prevenzione delle malattie, che vuole principalmente rispettare, però, l'essere umano nella sua naturale e indivisibile complessità psicofisica, e nella sua reale maniera di ammalarsi e di riportarsi, di volta in volta, alla migliore guarigione possibile. In quest'ottica l'omeopatia rappresenta addirittura un superamento delle tante branche specialistiche in cui è suddivisa la medicina "moderna", riuscendo anche a togliere medici e pazienti da quella confusione terapeutica che origina dal voler trattare i singoli sintomi e disturbi - come fa la medicina di base - che anzi così finiscono per riproporsi di continuo, e/o spostarsi da una funzione all'altra, e da un organo all'altro, allontanando sempre più, invece, la persona dalla guarigione ottimale. In altre parole, come ci spiegano i maestri dell'omeopatia, trattare i singoli sintomi significa solo favorire i meccanismi dell'alternanza, e dello spostamento degli stessi - metastasi morbose - verso piani funzionali sempre più vitali, come conseguenza dell'intervento allopatico di farmaci, ma anche di rimedi omeopatici mal utilizzati, che interferiscono così non tanto con le malattie quanto con la naturale tendenza dell'organismo a riportarsi in salute, finendo così per indebolirlo sempre più.

Capisaldi della medicina omeopatica, allora, devono essere: la visione unitaria e indivisibile dell'organismo umano; la capacità di individuare accanto ai sintomi della malattia, quelli di tutto l'organismo per riportarsi in salute, sotto l'azione di quella componente infinitesimale - di cui son fatti i nostri stessi rimedi - che da Hahnemann in poi chiamiamo energia vitale; da ultimo essere in grado di intervenire sapientemente, e al massimo grado di analogia - simillimum - con questa energia vitale, a vario grado indebolita - miasmi - così da sostenerla, efficacemente, nel suo sforzo curativo - vis medicatrix naturae - attraverso non un singolo rimedio, ma una sequenza di rimedi singoli - tra loro opportunamente somiglianti - che solo così potranno riportare l'organismo - senza nuocergli - al miglior stato di salute possibile.

Omeopatia: semplice medicina di base o medicina specialistica?: approfondimenti

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