Capire l'Omeopatia
Saper suscitare il potere di autoguarigione, senza sopprimerlo

Mai come in questo periodo storico assistiamo alla estrema necessità di ricordare ai nostri pazienti la complessità dell'organismo umano e il suo divenire morboso - insito nella costituzione anatomica di ognuno di noi - a cui occorre contrapporre una terapia che possa invertire, o anche solo ritardare, questa progressione patologica, che una cura solo sintomatica, invece, o al più organicistica, finisce inevitabilmente per accelerare.
A sostegno di questo è bene citare la LEGGE DI GUARIGIONE di Hering, legge che sintetizza al meglio come deve essere una cura per poter risultare certamente efficace, e al contempo sicura: secondo tale legge le malattie e i sintomi devono regredire secondo una ben precisa direzione, nell'organismo umano, che va dall'alto verso il basso, dall'interno all'esterno, e in ordine inverso a quello di presentazione. Per chi volesse poi considerare lo spessore, non solo scientifico, di questo maestro dell'Omeopatia, ricordiamo che, incaricato dai suoi colleghi di redigere un rapporto medico da presentare all'Ordine della sua città, allo scopo di stroncare l'Omeopatia, si documentò coscienziosamente sugli esperimenti di Hahnemann, e finì per presentarne un elogio incondizionato.
Seguendo all'opposto la Legge di Guarigione di Hering, possiamo affermare che, tra numerosi disturbi, che sovente si alternano, e spesso si sovrappongono, nella stessa persona, esiste spesso un evidente legame temporale: è proprio questo ciò che chiamiamo STORIA BIOPATOGRAFICA della persona, e a favorirne il suo, solo iniziale, approfondimento, è spesso il modo inappropriato di voler curare singoli disturbi e affezioni, più o meno banali, finendo per compromettere proprio quelle difese naturali che si vogliono opporre ad essi, e che invece sono sempre più indebolite sia dalle cure allopatiche, o tradizionali, quando troppo a lungo ripetute e/o somministrate a dosaggi sempre più elevati, sia da quelle omeopatiche, quando ancora solo sintomatiche.
E' necessario, dunque, ribadire la necessità di non sottovalutare disturbi solo apparentemente superficiali e transitori, soprattutto rispetto al loro approccio terapeutico, per lo più banalmente teso alla semplice e più immediata possibile soppressione dei sintomi, piuttosto che alla loro comprensione nell'ambito di quella che è la dinamica patologica tipica dell'organismo umano. Ma ciò che più ci preme voler far capire è che, sopprimere i sintomi con rimedi farmacologici, o anche naturali, significa interferire, al contempo, con lo sforzo naturale dell'organismo per ritrovare il migliore stato di salute possibile, sforzo che è contenuto anche in una parte di quei sintomi che tanto si vogliono sopprimere, e che ha nella legge di Hering, di cui abbiamo appena parlato, la sua progressione terapeutica più sicura ed efficace.
In ultima analisi, solo una corretta e sapiente terapia omeopatica sarà in grado, all'opposto, di stimolare, sempre nella corretta direzione, quella dynamis o energia vitale, che altro non è che quel potere di autoguarigione presente da sempre in ogni essere vivente, e attivo, comunque, in ogni condizione patologica.
Rispettare, quindi, fin da disturbi solo apparentemente banali la naturale complessità psicofisica dell'organismo umano, e la sua diversa reattività agli stimoli patogeni - su base ereditaria o cosituzionale - significa in realtà preservare, il più a lungo possibile, le naturali capacità di difesa dell'essere umano, e passare così dalla semplice cura di ogni singolo sintomo o malattia, a questa intesa come prevenzione della loro progressione temporale, che é poi il vero scopo di una buona terapia omeopatica, una volta compreso fino in fondo il legame che unisce le diverse patologie in un divenire morboso, a cui l'Omeopatia - quando ben fatta - vuole contrapporre, in maniera sempre più energica ed efficace, il suo divenire salutare.
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